Descrizione
Il racconto in versi dell’omicidio di un fanciullo, per mano di Ciccio il pizzajuolo, fatto risorgere dalla Beata Vergine
Strane analogie: nel 1880 Francesco Mastriani ispirandosi a un fatto di cronaca, pubblicò Il Bettoliere di Borgo Loreto, in cui un giovane pizzaiolo, Ciccio, viene ingiustamente accusato e processato per un delitto che non ha commesso.
Tra Fogli volanti e Copielle
Il contributo di Imbriani all’approfondimento della letteratura popolare riguarda, particolarmente, le storie, i canti epico-lirici, gli inni patriottici, le canzonette amorose, satiriche e burlesche: un’originale produzione letteraria, di diversa provenienza regionale, nella quale si rinviene una comunanza di temi che, seppur narrati con idiomi propri, consente di preservarne l’identità dialettale. La collezione raggruppa oltre seicento tra libretti, stampe e fogli volanti. A lui va riconosciuto il grande merito di aver restituito dignità a questo tipo di letteratura “minore” che analizza un mondo ai margini della società e che oggi è scomparso: i mille mestieri praticati a Napoli assurgono ad arte – non solo quella di arrangiarsi per sbarcare il lunario, con onestà e con dignità – ma anche ad autentica cultura identitaria. Così la canzone de lo recottaro, lu maruzzaro, lo cocchiere d’affitto, lu pisciavinolo di Santa Lucia, insieme al celebre “strillone”, che «recando un fascio di canzoni va per ogni parte della città con stridula voce annunziandone il titolo ed il prezzo di un grano» (6), simboleggiano il variegato mondo della tradizione popolare che ha permeato ed ha, costantemente, caratterizzato i costumi, le vicende ed i comportamenti del nostro territorio e della nostra comunità. Siffatta produzione consente anche di ricostruire la topografia delle numerose botteghe nelle quali il materiale prendeva forma. Il centro storico napoletano – da Cisterna dell’Olio a San Biagio dei Librai, fin a San Gregorio Armeno e lungo la Via dei Gerolamini – tra la fine del Settecento e per buona parte dell’Ottocento è il territorio nel quale tipografi e litografi stampano i libretti a bassissimo costo, consentendone, in tal modo, una immediata e capillare diffusione, a scapito, però, di una produzione di qualità. Infatti la stampa era mediocre e realizzata su carta scadente, spesso non rifilata ai margini, con semplici tirature intrise di refusi e fogli ripiegati in modo maldestro ed affrettato. Anche il corredo iconografico che arricchisce i frontespizi dei libretti e le stampe risulta mediocre: le xilografie e le incisioni in legno e in rame svelano riproduzioni di modesta fattura, realizzate da intagliatori di dubbia scuola artistica. Al contempo però, anche se adulterate nelle forme e nei particolari, le illustrazioni documentano tracce significative di una cultura popolare di remote origini. Cfr. Biblioteca Universitaria di Napoli (Fondo Vittorio Imbriani)
Articoli correlati:
Luigi Chiurazzi. Morte de lo lampionaro ■ Luigi Chiurazzi. Pe lo bello nomme de la signora ■ ALFIERI Antonio – Signo’…dicite si!