Descrizione
«Aderisco con gioia all’invito di Aldo Vecchini e mi permetto di farle omaggio di alcuni miei volumi che hanno tra i banditori più affettuosi due colleghi Francesco Carnelutti e Cesare D’Angelantonio […]». Si tratta molto probabilmente dell’atto di adesione al Sindacato Fascista degli Avvocati e dei Procuratori.
Giorgio Umani (Cupramontana 1892-Falconara 1965). Avvocato, scrittore, poeta, entomologo. È conosciuto in particolar modo nella storia delle scienze naturali come inventore dei preparati Ummo, un metodo di conservazione entomologica, con il quale riusciva a preservare dal tempo insetti o altro (pezzi anatomici, fiori, piante, ecc.). Scrisse tra l’altro Orizzonti di storia soprannaturale, in cui controbatte le teorie di Darwin. Parabole gnostiche (1926), Il volto nemico (1928), A segno di stella (1930), Il libro scarlatto (1933), Umani (1938) e il poema drammatico Il Prometeo (1931).
Aldo Vecchini (Ancona 1884-Roma 1946). Avvocato, fondatore del sindacato nazionale fascista degli avvocati e procuratori. Deputato nella XXIX legislatura del Regno d’Italia e consigliere nazionale per la Camera dei fasci e delle corporazioni nella XXX legislatura del Regno d’Italia. Nel primo dopoguerra, sempre politicamente vicino ai nazionalisti, non si impegnò con il fascismo avanzante, continuando a esercitare la professione forense. L’adesione ai valori del fascismo avvenne esplicitamente nel 1924 durante la crisi Matteotti quando, nel giugno, ottenne dal segretario del Partito nazionale fascista Roberto Farinacci, la tessera ad honorem con la motivazione ufficiale che, pubblicamente, aveva preso le difese del governo Mussolini; inoltre, dal punto di vista professionale, nel 1926, nel processo di Chieti contro gli autori del delitto di Giacomo Matteotti, a differenza di altri penalisti che avevano rifiutato l’incarico, accettò di difendere Augusto Malachia, autista della macchina con la quale era stato rapito il deputato socialista.Tra il 1934 ed il 1943 ricoprì la carica di segretario generale del sindacato fascista avvocati e procuratori. Nel 1944 fu chiamato a presiedere il tribunale speciale per la difesa dello stato che condannò a morte Galeazzo Ciano e gli altri ex gerarchi fascisti che avevano votato l’Ordine del giorno di Dino Grandi. Nelle convulse giornate dell’aprile del 1945 sembra che in un primo momento avesse seguito la colonna Mussolini ma poi, rientrato a Milano, malato (a Gardone aveva subito l’amputazione della gamba sinistra), evitò l’arresto per l’intervento di un religioso sollecitato dal Vaticano e, nel luglio, con l’aiuto dei familiari, riuscì a rientrare a Roma. Ricoverato in gran segreto in una clinica, morì il 25 gennaio 1946, molto probabilmente suicida.