Descrizione
«Perché mi strazia l’animo. mio caro Signor Carrelli?…E perché ancora si illude che con due parole mie possono venir fuori dei posti per Lei? […] Emilio Scaglione non mi ha parlato di Lei. Evidentemente non aveva nulla da dirmi. Egli divise l’ufficio di corrispondenza del Mondo: un ufficio già riboccante di giovani volenterosi […] Quanto alla signora Lioy non la conosco […] sono addoloratissimo di non poter mutare le cose del mondo e di non aver modo di aiutarla».
Roberto Bracco [Napoli 1861-Sorrento 1943] Giornalista, critico drammatico e d’arte, commediografo, scrittore. Fu amico intimo di alcuni dei maggiori esponenti dell’arte partenopea, tra i quali ricordiamo Gennaro Villani, Salvatore Di Giacomo, Achille Macchia, Francesco Cangiullo, Ferdinando Russo, Edoardo Scarfoglio… I suoi lavori teatrali furono interpretati da Eleonora Duse, da Emma e Irma Gramatica. Fu spesso implicato in episodi violenti in difesa dei deboli e della giustizia. Il fondo del suo carattere rimase sempre sentimentale e lo portò a un senso caldo di amicizia anche se soffrì di una spiccata suscettibilità, soprattutto, più tardi, nei riguardi della critica, procurandosi la fama di uomo ombroso.
Molto conosciuto e apprezzato all’estero, venne più volte candidato al Premio Nobel per la letteratura. Dalla desecretazione degli atti emerge che le candidature furono per gli anni che vanno dal 1922 al 1926. Nel 1922 Karl August Hagberg, traduttore di alcuni lavori di Bracco, redasse una lunga e dettagliata relazione. A causa delle sue posizioni di pacifista e di intransigente antifascista il governo italiano pose il veto sul suo nome e dopo il 1926 non fu più candidato.
Sottoscrisse, unico italiano insieme a Benedetto Croce, la Déclaration de l’indépendance de l’Esprit, proposta da Romain Rolland e pubblicata sul quotidiano socialista L’Humanité il 26 giugno 1919, appello ai “lavoratori dello Spirito” a ritrovare un’unione fraterna dopo cinque anni di odio e censura. Si presentò alle elezioni del 6 aprile 1924 nelle liste promosse da Giovanni Amendola ed eletto nella circoscrizione Campania alla Camera dei deputati. Fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto nel 1925 da Benedetto Croce. Fu dichiarato decaduto dalla carica di deputato, insieme agli altri aventiniani, nella seduta del 9 novembre 1926. Nello stesso mese, in seguito al fallito attentato a Mussolini del 31 ottobre, la casa di Roberto Bracco (come pure quelle di Benedetto Croce e Arturo Labriola) venne devastata dai fascisti e un suo lavoro inedito, La verità, dato alle fiamme e irrimediabilmente perduto. Qualche tempo dopo scampò ad un agguato.
Fu uno dei pochi intellettuali italiani che coerentemente non scese a patti col regime. L’ostracismo nei suoi confronti, voluto personalmente da Mussolini, si manifestò in varie forme: l’editore Mondadori rinunciò a pubblicare le sue opere, i problemi economici dovuti all’allontanamento dai palcoscenici, il divieto di espatrio. «Il manganello e l’olio di ricino gli parvero strumenti troppo vili per una rivoluzione. (…) Non patteggiò. Disdegnò gli allettamenti dell’Accademia d’Italia». Ritiratosi a Sorrento, malato e accudito dalla giovane moglie Laura, si spense il 20 aprile 1943. Della sua morte fu dato scarsissimo rilievo sui giornali.
Emilio Scaglione [Montenero, 1892-Napoli, 1945]. Giornalista e scrittore. Nel 1943 gli alleati chiusero tutti i giornali risultati “conniventi” con il regime fascista. Il 4 ottobre dello stesso anno nacque Il Risorgimento con la direzione di Paolo Scarfoglio, mentre la carica di vicedirettore fu assunta dallo stesso Emilio Scaglione.
Il Mondo Il quotidiano amendoliano-nittiano fece un’opposizione convinta al nascente regime di Benito Mussolini. Nel 1924, dopo l’omicidio di Giacomo Matteotti (avvenuto il 10 giugno) Il Mondo pubblicò un memoriale del segretario di Mussolini che era un vero atto d’accusa contro quest’ultimo. Inoltre pubblicò i primi estratti del memoriale di Cesare Rossi (28 dicembre 1924) e il «Manifesto degli intellettuali antifascisti» (1º maggio 1925). Proprio negli ultimi mesi del 1924 si intensificarono i sequestri del quotidiano, iniziati già l’anno precedente. L’azione del governo fu volta anche ad indebolire le basi economiche del giornale.
Il 7 aprile 1926 morì prematuramente Giovanni Amendola. Il 31 ottobre del 1926, il fallito attentato contro Mussolini a Bologna diede al regime il pretesto per sospendere il giorno stesso tutti i giornali d’opposizione. Il 5 novembre il governo considerò decaduta la gerenza dei giornali non allineati con il regime. La famiglia Pecorajno, principale finanziatore del Mondo, subì la confisca di tutti i beni mobili e immobili.
Il 26 luglio 1943, dopo 17 anni di silenzio, uscì un’edizione straordinaria in occasione della caduta del fascismo. Il quotidiano tornò in edicola il 22 novembre 1945 con la direzione di Alberto Cianca. Dopo la nomina di Cianca a ministro per le relazioni con la Consulta (20 febbraio 1946), il giornale cessò le pubblicazioni.
La Terza pagina del «Mondo» vide alternarsi le firme di Ernesto Buonaiuti, Francesco De Sarlo, Antonio Aliotta, Giuseppe Rensi, Rodolfo Mondolfo, Giorgio Levi Della Vida, Giorgio Mortara (economista), i critici letterari Arturo Farinelli, Ettore Romagnoli ed Ettore Lo Gatto e il critico d’arte Roberto Papini. Il critico musicale era Domenico Alaleona, mentre la rubrica teatrale era affidata ad Adriano Tilgher. Tennero una rubrica anche Massimo Bontempelli e Corrado Alvaro. Ernesto Buonaiuti assunse per un certo periodo la responsabilità della pagina culturale del quotidiano. Il 1º aprile 1922 avviò la propria collaborazione Piero Gobetti con una recensione degli Scritti scelti di Giuseppe Toniolo. Il 22 dello stesso mese apparve il primo pezzo firmato da C.E. Suckert, non ancora Curzio Malaparte. Inoltre pubblicarono racconti sul «Mondo» Grazia Deledda e Luigi Pirandello. Nel numero di sabato 23 agosto 1924 apparve un articolo di presentazione di James Joyce, scrittore pressoché sconosciuto all’epoca in Italia.
Nel 1926, ultimo anno di vita del quotidiano, la Terza pagina si arricchì dei contributi di Benedetto Croce, Nicola Chiaromonte e dei giovani Rodolfo de Mattei e Ugo La Malfa.