Descrizione
Inventario, che non lesina brevi ulteriori notizie, dei documenti, ricordi e cimeli del periodo storico che va dalla Repubblica napoletana alla Battaglia di Custoza. Oggi si potrebbe definire una guida breve, anticipando di un anno il catalogo vero e proprio della Mostra di ricordi storici del Risorgimento meridionale d’Italia, curata da Salvatore Di Giacomo. [Cfr. Mostra di ricordi storici del risorgimento meridionale d’Italia. Catalogo. Napoli, a cura del comitato della Mostra, 1912, pp. 248 ill.].
Un’altra ex capitale intendeva celebrare il suo passato risorgimentale con una mostra, quella dei ricordi storici del 1911, inaugurata il 25 maggio 1911 a Napoli. Essa raccontava gli eventi compresi tra la repubblica partenopea del 1799 e si concludeva nel 1866, con la Battaglia di Custoza. L’organizzazione dell’allestimento fu affidata a Salvatore Di Giacomo, che compose la mostra con materiali in larga parte radunati a sue spese, con la collaborazione soltanto dell’erudito Alfonso Fiordelisi e di un giovane studioso di storia dell’arte, Enzo Petraccone, pupillo di Croce, della cui consulenza in più occasioni si avvalse. A differenza degli allestimenti di Torino e Roma, dove risultava evidente il condizionamento del Congresso risorgimentale del 1906, a Napoli fu dominante l’oggettistica di forte impatto emotivo: la ghigliottina usata per i “martiri del 1799”, il tabernacolo con il teschio di un fucilato, crocefissi, scapolari e libricini dei giustiziati, l’urna del plebiscito del 1860 e numerose maschere mortuarie. Molte di queste scelte vanno attribuite a Di Giacomo, che fu più orientato a privilegiare l’aneddoto, la curiosità esemplare e l’impatto emotivo che la costruzione di un percorso storicamente articolato. Tale intento fu testimoniato anche da Croce che, per spiegare il singolare carattere del Di Giacomo scriveva «Nel 1911, incaricato di ordinare per conto del Municipio di Napoli una mostra di ricordi storici del Risorgimento nell’Italia Meridionale – cosa che rispondeva al suo gusto di raccoglitore di stampe, disegni e acquerelli e di ogni sorta di chincaglierie – al termine del lavoro mi disse che voleva vendere tutti gli oggetti che aveva apportati di suo acquisto perché “Il Sessanta, il bianco, il rosso e il verde mi fanno stomaco”».