Descrizione
«Mio caro e illustre Floriano Del Secolo, Giovanni Castellano¹ mi aveva promesso di passare al “Mezzogiorno” un capitolo del mio nuovo libro “Difesa di Dulcinea”², che in questi giorni sarà pubblicato […] Mi permetto perciò mandarle due capitoli della “Difesa”, perché ella scelga quale è più adatto ad apparire nel “Mezzogiorno” […] Appena pronto il mio libro gliene manderò una copia in omaggio, assieme a qualche altra cosa ancora in lavoro tipografico. Ora posso offrirle di nuovo solo la seconda edizione del libro di Scimoi³, pubblicato dalla mia inquieta “Libreria della Diana”.
Un capitolo della “Difesa è gia apparso nel “Corriere di Napoli”, “Resto del Carlino” e un terzo al “Giornale d’Italia”. I tre che le accludo sono assolutamente inediti […]».
¹Giovanni Castellano, collaboratore di Benedetto Croce, del quale è stato segretario e archivista. Tra il 1908 e il 1928 curò l’inventario della corrispondenza del filosofo, redigendo il diario “Conversazioni col Croce e con me stesso”. Il diario è conservato nella Kantonsbibliotek Vadiana a San Gallo.
²Gherardo Marone, Difesa di Dulcinea, Napoli: Libreria della Diana, 1920, 186 p. [Al colophon: Finito di stampare il 28 settembre 1919].
³Harukichi Shimoi, La guerra italiana, Napoli: Libreria della Diana, 1919, 97 p., introduzione di Giuseppe De Lorenzo, autografi di Gabriele D’Annunzio, epilogo di Gherardo Marone
Difesa di Dulcinea di Gherardo Marone
A Benedetto Croce «con il quale tenne un rapporto fatto di frequenti scambi epistolari ma anche di visite, il M. fu molto legato, tanto da sottoporgli in anteprima alcuni degli scritti raccolti in Difesa di Dulcinea (ibid. 1920), uno dei suoi libri più importanti. L’influenza di Croce è viva nelle pagine di questo lavoro (basti pensare alla distinzione tra poesia e non poesia, fatta propria dal M.).
Tra i saggi raccolti nel volume spiccano quelli in cui il M. affronta dal punto di vista teorico due «generi» particolarmente importanti nella sua attività culturale: la traduzione e il saggio critico. Entrambi svolgono non solo una funzione di mediazione tra autori e lettori, ma assumono una valenza creativa che ne fa prodotti artistici del tutto autonomi. Nella Difesa viene inoltre approntata una ricca rassegna critica di poeti contemporanei (tra gli altri si parla di S. Di Giacomo, Govoni, Onofri, G. Papini, E. Pea, Soffici e Ungaretti)». [Cfr. Luigi Matt, DBI, 2008].
Gherardo Marone [Buenos Aires 1890-Napoli 1962], figura poliedrica della cultura italiana del Novecento, fu scrittore, critico letterario, traduttore e promotore culturale. Laureato in Giurisprudenza e Filosofia all’Università di Napoli, si dedicò all’insegnamento e alla professione di avvocato sia in Italia che in Argentina. Fondò e diresse la rivista La Diana (1915-1917), centro nevralgico per giovani autori e critici meridionali, e successivamente la casa editrice Libreria della Diana.
Il suo impegno letterario si espresse anche attraverso la pubblicazione di saggi e traduzioni, oltre alla raccolta critica Difesa di Dulcinea (1919). Politicamente attivo e antifascista, collaborò con Giovanni Amendola e Piero Gobetti. Dopo il trasferimento in Argentina, ricoprì la cattedra di Letteratura Italiana presso l’Università di Buenos Aires e fondò la Società Argentina di Studi Danteschi (1950). Tornato in Italia nel dopoguerra, insegnò Letteratura Spagnola all’Università di Bologna, mantenendo costanti i legami culturali con l’Argentina. Marone è ricordato per il suo contributo alla diffusione della cultura italiana e per il suo impegno nel dibattito culturale e politico del suo tempo. [Biblioteca Marone]
Floriano Del Secolo (Melfi, 1877 – Napoli, 1949) fu un giornalista, politico e scrittore di grande raffinatezza culturale. Allievo di Giosuè Carducci a Bologna, visse nella città emiliana dal 1893 ai primi anni del Novecento, stringendo amicizie significative, come quella con il pittore Alfredo Baruffi. Professore di lettere e filosofia al Collegio militare di Napoli, si distinse anche per una prolifica attività giornalistica, collaborando con testate come Il Pungolo, Il Secolo e Il Giorno, di cui fu redattore capo.
Nel 1918 co-diresse, con Giovanni Preziosi, il quotidiano Il Mezzogiorno, d’orientamento meridionalista moderatamente progressista. Ma con l’avvento del fascismo fu costretto a lasciare la direzione professione e fu radiato dall’Albo dei giornalisti. Dopo il sequestro di Giacomo Matteotti (10 giugno 1924), Del Secolo sostenne la secessione dell’Aventino e aderì all’Unione Nazionale di Giovanni Amendola, diventando presidente della sezione napoletana. Firmò, insieme a Giustino Fortunato, il famoso Manifesto degli intellettuali antifascisti, promosso da B. Croce (1° maggio 1925).
Su indicazione dello stesso Croce, fu nominato direttore del quotidiano Il Risorgimento (1944) – primo quotidiano di Napoli liberata – in cui confluirono le testate de Il Mattino, del Roma e del Corriere di Napoli di proprietà della Società Editrice Meridionale, partecipata – durante il regime fascista -dall’armatore Achille Lauro e dal Banco di Napoli. Il giornale non fu gradito al Psychological Warfare Branch, organo di vigilanza delle forze alleate, poiché ospitava anche alcuni articoli del Partito Comunista Italiano. Nel giugno 1946, quando la gestione della S.E.M. ritornò ad Achille Lauro, Del Secolo si dimise dalla direzione del giornale, fu sostituito prima da Corrado Alvaro [marzo-luglio 1947] e successivamente da Alberto Consiglio [1947-48].
Nel 1947 si unì al Fronte Democratico del Mezzogiorno, nel 1948 fu eletto senatore (30.073 voti) nella lista del Fronte Democratico (Collegio di Torre del Greco). La sua carriera politica fu breve, interrotta dalla sua scomparsa nel 1949. Del Secolo è ricordato per il suo impegno intellettuale e politico, nonché per il suo contributo al giornalismo e alla cultura italiana.