Descrizione
In questo periodo lo scrittore e giornalista marchigiano stava pubblicando il suo romanzo più noto Cola o Ritratto dell’italiano [L’Aquila, Vecchioni, 1927] di cui fa accenno, pur senza citarne il titolo e in entrambe le missive, all’amico giornalista Achille Macchia.
«Carissimo Achille volevo ricambiare subito i tuoi affettuosi auguri; ma poiché tu mi promettevi l’invio di una rivista (che io non [ho] ricevuto) attendevo di farlo appena mi fosse giunta in mie mani. Grazie in ogni modo della tua costante amicizia […] Avrai prestissimo un mio libro nuovo […]».
«Caro Macchia grazie del fascicolo interessante e curioso. Non faresti qualche articolo di natura culturale per Critica Fascista? Parlerei io stesso a Bottai e se accetta come credo, ti sarebbe compensato […] Hai poi letto il mio libro? Ne dirai sul Mezzogiorno o altrove? Grazie in ogni modo […]».
Mario Puccini [Senigallia 1887 – Roma 1957) Scrittore, editore, traduttore e giornalista. S’iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Urbino, qui conobbe il noto professore di letteratura italiana e scrittore Giuseppe Lipparini e, per pubblicare il suo libro di versi I canti di Melitta, sollecitò il padre a trasformare la tipografia Puccini & Massa di Senigallia nella casa editrice Giovanni Puccini & figli con sede ad Ancona, che in pochi anni portò a stampare libri di autori importanti o che tali sarebbero diventati, come Massimo Bontempelli, Federigo Tozzi, Luigi Capuana, Enrico Pea e Giovanni Papini.
Nel novembre del 1915 fu richiamato alle armi e fu ferito in combattimento. La partecipazione alla guerra suggerì a Puccini, già collaboratore di prestigiose riviste letterarie (Poesia, La Voce e La Riviera ligure) numerosi articoli usciti durante il conflitto in periodici come Nuova Antologia e Il Mondo, o in giornali come la torinese Gazzetta del popolo.
Nell’immediato dopoguerra Puccini si stabilì a Roma e avviò subito un’intensissima attività narrativa che lo portò a pubblicare da allora e fino all’inizio della seconda guerra mondiale oltre venti volumi, tra romanzi e raccolte di racconti: Viva l’anarchia (1920, ripubblicata nel 1928 con il titolo Quando non c’era il Duce), un viaggio nell’Italia delusa del dopoguerra compiuto da un rappresentante di libri; Cola (1927, poi con il titolo Il soldato Cola pubblicato nel 1935) che rimane uno dei più importanti romanzi italiani sulla prima guerra mondiale, Puccini aveva evitato la retorica celebrativa ormai richiesta dal fascismo nel richiamare quegli eventi costruendo un protagonista credibile, subito generoso e convinto della necessità della guerra, ma ben presto divenuto consapevole dell’inutilità del sacrificio richiesto a lui e a milioni di altri giovani italiani, tanto da rallegrarsi infine per aver perso un braccio, occasione utile e paradossalmente benvenuta per tornare a casa vivo e in più con una pensione da invalido. Cola rappresentava l’opposto del soldato italiano raffigurato dal fascismo, tanto che al romanzo Puccini dovette anteporre una dedica adulatoria a Benito Mussolini per evitare che la censura lo bloccasse. In questo periodo collaborò alle riviste Critica Fascista e Gerarchia.
Al prolifico lavoro di narratore, negli anni tra le due guerre Puccini affiancò quello di traduttore e divulgatore della letteratura di lingua spagnola. Nel 1942 la sua casa romana fu il centro di un’attiva cellula comunista di cui, fra gli altri, facevano parte Pietro Ingrao, Mario Alicata, Gianfranco Pajetta, Renato Guttuso e Carlo Lizzani; nel 1942 i suoi figli vennero arrestati per antifascismo. Nell’aprile del 1944, nei giorni successivi all’attentato di via Rasella, anch’egli fu arrestato e trattenuto in carcere come ostaggio per arrivare a catturare anche il figlio Dario, che in clandestinità operava nei comitati direttivi della Resistenza romana; la detenzione dello scrittore si concluse con l’entrata a Roma degli Alleati (4 giugno 1944).
Achille Macchia [1885-1958]. Giornalista, direttore editoriale e collaboratore di parecchie testate napoletane, tra le quali: Don Marzio, Don Chisciotte, La Tavola Rotonda, Contropelo, Il Mezzogiorno ecc. Salace umorista e attento osservatore dei costumi letterari del suo tempo. Attraverso una collana della allora attiva casa editrice Bideri, da lui diretta, contribuì notevolmente a far conoscere, nell’area meridionale, autori affermati, di passaggio per Napoli: Anatole France, Flaubert, Daudet, Wilde.
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