Descrizione
Parigi oggi si è sovrapposto al principio di fratellanza internazionale quello della conquista, camuffata dal diritto del vincitore a spoliare il vinto […] I Patrioti napoletani esclusi oggi dalla vita politica del Paese , imbavagliati – si vieta ancora oggi la pubblicazione del loro giornale¹ sospeso dagli alleati – non hanno il mezzo legale per recarsi alla Conferenza della Pace ove avrebbero chiesto se il diritto di nazionalità sia un diritto che possa essere subordinato alla vendetta del vincitore ove mai l’Italia considerata tutta fascista fosse la perditrice della guerra; cio che è diritto non può in nessuna maniera essere annullato. […].
«Edoardo Pansini, che sopravvive al figlio, è un personaggio scomodo: rappresenta idealmente quella parte di città che non accetta di essere liberata, come i settantaquattro militari napoletani che, nei Balcani, dopo l’armistizio, entrano nella Divisione Italia e danno man forte ai partigiani di Tito. Non a caso, Pansini non scioglie il suo gruppo, prova a stanare i gerarchi, sfonda le porte delle loro case, sequestra il cibo che vi nascondono per alimentare il mercato nero e lo distribuisce al popolo stremato. Ha replicato con fermezza alla tracotanza nazifascista, ha messo i democratici Alleati di fronte a un popolo che possiede coraggio e dignità, ma questo non conta. Pansini è un intralcio per gli americani, che non vogliono colpire i fascisti e lasciarsi alle spalle gente libera di cui temere. Sono loro, gli americani, a chiudere una sua rivista già censurata dal regime, mentre le manette dei carabinieri chiudono la sua carriera di rivoluzionario. Il Codice Rocco, ancora oggi prodigo di aiuti per chiunque miri alla dignità d’un popolo, giunge a immediato sostegno e il capo partigiano dovrà difendersi dall’accusa di violazione di domicilio e furto della merce sottratta al contrabbando. La repubblica per cui Adolfo Pansini morì e uomini come suo padre lottarono non è forse mai nata […]». Cfr. Giuseppe Aragno, 8 Settembre. Edoardo e Adolfo Pansini, vite per un anniversario senza retorica. In: il Manifesto, 8/9/2013
Edoardo Pansini [Piazza Armerina (EN) 1886-Napoli 1963]. Pittore e Patriota. Trasferitosi a Napoli nel 1895, si forma alla Scuola libera di Disegno di Giuseppe Boschetto grazie alla quale espone insieme al gruppo della Secessione dei 23 presso la Prima Esposizione Giovanile di Napoli (1909). Nel 1911 si reca a Roma per breve tempo ma contatta i secessionisti austriaci e i preraffaelliti ed espone alla mostra d’arte degli Indipendenti a Palazzo Teodoli. Partecipa inoltre a diverse edizioni della Promotrice napoletana e alle prime due edizioni delle Mostre Giovanili, ancora presso la città partenopea, organizzate dal CNAG (Comitato Nazionale Artistico Giovanile) di cui lo stesso Pansini è fondatore. Abile e appassionato organizzatore, Pansini è fra i principali fautori della Rassegna biennale napoletana e soprattutto è fondatore della rivista Cimento, foglio la cui indipendenza non lo fa sopravvivere al regime fascista. Comandante del Fronte Unico Rivoluzionario, partecipò attivamente alle Quattro Giornate di Napoli, nelle quali suo figlio Adolfo perse la vita: un’esperienza da lui rievocata nel libro Goliardi e scugnizzi nelle quattro giornate di Napoli, pubblicato a Napoli nel 1944.
¹ Cimento, fondato da Edoardo Pansini nel 1921, soppresso nell’aprile del 1936 dal fascismo, riprende le pubblicazioni nell’aprile del 1944 nell’Italia libera, divenendo l’organo ufficiale del partigiano Fronte Unico Rivoluzionario. Nel novembre dello stesso anno la Commissione Centrale Alleata della Stampa ne sospende le pubblicazioni.
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