Descrizione
«La libertà di stampa è tutto: è inutile parlare di libertà di coscienza, di riunione, di istituzioni parlamentari, di indipendenza della magistratura […] se non si mette alla base di tutto ciò la libertà di stampa, di pensare, di scrivere, di controllare, di criticare, di correggere, di consigliare e, occorrendo, di denunciare. Se il pubblico italiano non fosse politicamente quello che è, lo dovremmo vedere nelle piazze a protestare, insieme coi giornalisti e più dei giornalisti, contro questi attentati alla libertà di stampa […] Gli attentati cui allora alludevo erano rappresentati dai decreti del 12 luglio 1923 e del 10 luglio 1924 – emanati l’uno dopo il processo Balbo per l’assassinio di Don Minzoni e l’altro dopo l’assassinio di Matteotti – ed entrambi fissavano limitazioni e restrizioni alla libertà di stampa. Loro scopo era di proteggere Mussolini e il suo regime dalle critiche e dalle rivelazioni dell’opposizione».
Dall’Indice: Dalla Rivoluzione Francese all’Egira fascista; La libertà di stampa in Inghilterra; In Francia; In Germania, Austria e Russia; Negli Stati Uniti. Il problema della Stampa italiana come è discusso oggi.
Mario Borsa [Somaglia 1870-Milano 1952]. Giornalista che univa scrupolosità rigorosa di informazione a uno stile essenziale, il B. si attestò politicamente su posizioni liberaldemocratiche dalle originarie posizioni socialiste turatiane, pur senza aderire né allora né poi ad alcun partito. Antifascista della prima ora, collaborò alle maggiori iniziative dell’opposizione legalitaria e clandestina. Strenuo assertore dell’indipendenza professionale, ispirò l’ultimo congresso libero della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e nel 1924 pubblicò Libertà di Stampa, pamphlet storico-politico contrario all’abolizione della libertà di espressione. Sorvegliato, diffidato, incarcerato: rappresentò una spina nel fianco del Regime tanto da essere internato nel 1940 per le sue idee che lo rendevano un “Italiano pericoloso”. All’indomani della Liberazione, il prestigio e l’integrità mostrati nel corso della lunga carriera, ne fecero il candidato ideale alla direzione del “Corriere della Sera”.