Descrizione
L’I. segnala al destinatario [Michele Pironti, dal 1 aprile 1875 nominato Primo Presidente della Corte d’Appello di Napoli] il caso giudiziario in cui sono parte offesa una coppia di suoi conoscenti. E inoltre: […] Vi accludo un piccolo memoriale manoscritto, che vi informa di una causa, che un mio fedele di Pomigliano ha pendente in appello innanzi alla sezione da voi presieduta. E che raccomando alla vostra attenzione. La seconda parte della missiva riveste particolare importanza bibliografica. Voi cercavate la Justine [Justine o le disavventure della virtù del M. de Sade, NdC]. Non ho, fra la farragine dei cataloghi [di antiquariato, NdC], non ho potuto ritrovar quello in cui era indicato. Ma in compenso, fra non molti giorni vi porterò una novella anonima […] scritta senza indicazioni del luogo della stampa, e che sotto alcuni riguardi, è sorella alla Justine. Ma l’autore si raccomanda a voi, perché leggendone la pagina lasciva, non dubitiate della sua vita proba […]. Si tratta dell’introvabile pubblicazione in soli 28 esemplari Le Tre maruzze: novella trojana da non mostrarsi alle signore. Troja MDCCCLXXV. Esemplari XXVIII (Zizze toste). Cfr. Doria, 95.
Michele Pironti (Montoro, 1814-Torre del Greco, 1885). Patriota irpino, fu tra gli iniziatori dei moti liberali del 1848 contro il governo borbonico, e, per questo, fu ristretto nel Carcere di Montefusco, insieme a Luigi Settembrini e a Carlo Poerio. Senatore e Ministro di grazia e giustizia del Regno d’Italia. Nel 1869 si dimise da Ministro e fu nominato Conte dal re Vittorio Emanuele II. Presidente di sezione della Corte di cassazione (1873) e primo presidente della corte d’appello (1° aprile 1875) del Tribunale di Napoli. Procuratore generale della Corte di cassazione a Firenze (1879), nel 1881 ritornò definitivamente a Napoli con l’incarico di procuratore generale presso la Corte di cassazione.
Vittorio Imbriani (Napoli 1840-1886) figlio di Paolo Emilio e di Carlotta Poerio, passò la sua prima giovinezza in esilio. Tra le personalità più eminenti ed affascinanti della cultura italiana ed europea, della seconda metà dell’800, l’esperienza, le frequentazioni e gli studi all’estero gli conferiscono uno spiccato spirito critico ed un pensiero politico-civile di livello europeo. È stato, insieme con Niccolò Tommaseo, il più importante conoscitore della lingua italiana del XIX secolo. Scrisse centinaia di opere fra libri e opuscoli: articoli politici e letterari, saggi filosofici e di critica letteraria e d’arte, studi filologici, romanzi, racconti, poesie, studi di dialettologia e folklore (fu tra i primi raccoglitori di fiabe popolari). Giornalista e polemista vivace e instancabile, nella politica e nelle lettere (Fame usurpate, 1877), collaborò all’Italia di F. De Sanctis (1863-66), alla Patria, di cui fu direttore, alla Nuova Patria (1870-71). Nel 1872 si trasferì a Pomigliano d’Arco, dove fu eletto Sindaco per pochi mesi. La sua opera narrativa rivalutata negli ultimi decenni, si distingue nel panorama letterario del tempo per un’estrosa inventiva linguistica, non aliena da arcaismi e da contaminazioni dialettali, che corrisponde a un atteggiamento programmaticamente anticonformista. Nel 1878 si sposa con Gigia Rosnati, gentildonna milanese figlia di Eleonora Bertini con la quale Imbriani ebbe una lunga e intensa relazione, e si stabilisce a Pomigliano d’Arco. Da questa unione nacquero due figli che però morirono entrambi bambini. Nel 1884, vince la cattedra di estetica all’Università di Napoli, ma il suo stato di salute non gli consentirà d’iniziare le lezioni. Muore il 1° gennaio 1886 a Pomigliano d’Arco. Si occuparono di Imbriani, contribuendo a diffondere e mantenere la conoscenza di questo autore, Benedetto Croce, Gino Doria, Nunzio Coppola, Alda e Elena Croce.