Descrizione
Altri copioni manoscritti ad uso dei suggeritori:
Eduardo D’Acierno, Na penzata ‘a crapara
«[…] Nelle prime pagine – rigorosamente manoscritte – del copione può anche mancare l’autore ma è essenziale che ci sia l’indicazione della proprietà, ed è più frequente notare l’assenza del primo piuttosto che quello della seconda. Sullo stesso copione, numerose possono essere le cancellature, le sostituzioni, che stanno a indicare i passaggi di man: questo ci dice che il proprietario – in questo caso un suggeritore – è il vero dententore del sapere, mentre l’autore ha un ruolo di secondo piano, occupa un posto evidentemente marginale. […]
La proprietà fermata sui copioni non denuncia il bisogno di ricostruire una totalità, ma ribadisce solo la necessità di possederla o di esserne parte: impradronirsi del repertorio significa padroneggiare il livello consolidato della produzione nella molteplicità dei frammenti che costituiscono il corpus delle possibili forme del teatro napoletano; significa accumulare storie su storie, forme su forme, strutture su strutture». [De Matteis Stefano, Napoli in scena. Antropologia della città del teatro. Roma, Donzelli, 2012].
Crescenzo di Majo (Napoli, 1845 – 1935) è stato un attore e commediografo italiano. Capostipite della famiglia, debuttò nel 1875, prima come attore e poi come commediografo. Scrisse vari lavori per il Teatro San Ferdinando, soprattutto per la compagnia di Federico Stella. Crescenzo cercò nei suoi lavori di dare un’impronta diversa al repertorio napoletano dell’epoca, improntata sull’aristocrazia e il francesismo di Eduardo Scarpetta, un teatro che si avvicinasse più alle tradizioni e ai costumi della città di Napoli. Fu anche attore cinematografico, recitando nei film Fenesta che lucive (1914), Nennella (1919) e Fenesta ca lucive (1926, riedizione del film del 1914) di Roberto Troncone, pioniere dell’industria cinematografica napoletana.