Descrizione
Opera attribuita ad Antonio Beccadelli [1394-1471], detto il Panormita, fondatore a Napoli dell’Accademia Porticus Antoniana che fu poi detta Pontaniana in onore di Pontano, suo allievo.
In origine quest’opera rappresentava la seconda parte a numerazione continua di Partium orationis instructio, plura elocutionum milia, & alia pueris pernecessaria, nunc primum in lucem edita di Giovanni Maria Saccente, Vico Equense, 1585-86. La nostra copia è l’edizione contraffatta per iniziativa di Andrea (de) Sarno nel sec. XVIII [1780]. Cfr. L. Giustiniani: Saggio storico-critico sulla tipografia del Regno di Napoli, ivi, 1793, p. 157. «Contraffazione dell’edizione di G. Cacchi [costituiva la seconda pt. di “Partium orationis instructio” di Giovanni Maria Saccente, datata 1585-86], probabilmente pubblicata a Napoli intorno al 1780». Cfr. P. Manzi: La tipografia napoletana nel ‘500. Annali di G. Cacchi […] Firenze 1974, n. 114.
Per l’attribuzione al Beccadelli «[…]Il Quintum Epistolarum volumen è stato pubblicato in Regis Ferdinandi et aliorum epistolae ac orationes utriusque militiae, Vico Equense 1585». Cfr. G. Resta: L’epistolario del Panormita, Messina, 1954, p.105. Francesco Colangelo: Vita di Antonio Beccadelli. Napoli, Tip. A.Trani, 1820, p. 254, 278. Ulteriori referenze: NUC, 42, p. 72. Camillo Minieri-Riccio: Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, ivi 1844, p. 313. EDIT16: CNCE 24075 e CNCE 23543..
Antonio Beccadelli, detto Il Panormita [Palermo 1394–Napoli 1471]. Benché appartenente alla nobile famiglia bolognese dei Beccadelli, il soprannome deriva dalla sua città natale, Palermo (Panormum), da cui si trasferì per girovagare nei principali centri culturali italiani dell’epoca: Firenze, Padova, Siena, Roma, Pavia. Nella città lombarda gli fu conferito l’insegnamento dell’eloquenza, qui scrisse i commentari alle commedie di Plauto e le Epistole Gallica e fu anche poeta alla corte di Filippo Maria Visconti. Fu l’iniziatore dell’Umanesimo napoletano. Entrò a servizio di Alfonso V d’Aragona nel 1434 con la carica di consigliere regio e restò poi sempre al servizio del re con mansioni diverse, ma sempre particolarmente importanti, finché nel 1442 si trasferì a Napoli, dopo la definitiva conquista della città da parte del Magnanimo. Qui fondò l’Accademia che da lui prese il nome di Porticus Antoniana e che poi alla sua morte fu diretta dal Pontano, da cui prese in seguito il nome di Accademia Pontaniana . Godette il favore di Alfonso e di Ferrante I d’Aragona, da cui ebbe, tra altri incarichi, quello di segretario del re e munifici doni. Oltre alla lasciva raccolta giovanile dell’Hermaphroditus, scrisse tre libri De dictis et factis Alphonsi regis, le Epistolae Gallicae, e le Epistolae Campanae; negli ultimi anni compose il Liber rerum gestarum Ferdinandi Regis. Ebbe temperamento faceto ed arguto, più brillante che profondo. Il Pontano fu legato a lui e a Laura Arcelli, sua seconda moglie, da sincera e profonda amicizia.