Descrizione
Un modo originale di chiedere la mancia natalizia.
Nferta. “Non si tratta, come molti credono, d’un termine che ha origine da “offerta”. Essa deriva dal latino infercio, da cui l’italiano ‘infarcire’, con il senso d’insaccare, riempire, metter dentro, ed è pertanto equivalente all’italiano ‘infarto’ ed al francese farce al quale noi dobbiamo il sostantivo farsa ben distinto dalla sua parente stretta, ch’è la farcia dei toscani. In particolare il nome nferta è dato all’opuscolo, al libretto, a mano o a stampa, che un autore confeziona per un capodanno come omaggio d’arte e buonaugurio ai suoi più cari amici. In esso vengono raccolte poesie o prose, commediole o canzonette, insomma tutto ciò che non sarebbe facile racchiudere in un’opera compiuta.
Tale tradizione sembra risalire al 1780, quando Luigi Serio, autore nello stesso anno del Vernacchio, scritto assai polemico in difesa della lingua popolare, pubblicò quella che risulta essere la prima nferta, intesa come un sovrappiù di giubilo e di festa da inserire nel canestro di pietanze e di dolciumi per nutrire anche l’ingegno, nella cornucopia d’ogni bene prodigato dal solstizio dell’inverno. Nel 1834 fu poi Giulio Genoino ad iniziarne una serie annua terminata solo nel 1856. Tra il 1837 e il 1842 videro la luce anche quelle di Michele Zezza e ad esse dettero seguito, tra gli altri, Luigi Cassitto, Domenico Iaccarino e Luigi Chiurazzi, fino a quando nel 1956, guidate da Max Vajro, ne ripristinarono l’abitudine ed il gusto le migliori penne di quel tempo”. [Cfr., Amedeo Messina, Nferta]