Descrizione
Dalla premessa di Vittorio Imbriani: «Vi offro nel giorno delle vostre nozze […] Abbiamo un governo composto da scemi e da farabutti […] Abbiamo ministri i quali ignorano sin l’ortografia, scrivendo maggistratura con due gg [allusione al barone Giovanni Nicotera, al quale va anche attribuito lo svarione ortografico]».
Lettera di Cavour a Carlo Poerio in cui gli propone un ministero nel neonato Regno d’Italia, nella risposta Carlo Poerio declina l’offerta.
Camillo Benso (conte di Cavour) [Torino 1810-1861]. Statista, bancario, economista. Fu ministro dell’agricoltura nel gabinetto D’Azeglio (1850), quindi ministro delle finanze e poi presidente del consiglio dal ’52. Si dimise dopo la II Guerra d’Indipendenza, per ritornare al governo nel ’60 fino alla proclamazione del Regno d’Italia.
Carlo Poerio [ (Napoli 1803 – Firenze 1867) Avvocato e patriota napoletano, ricopri le cariche di direttore di polizia e di ministro dell’istruzione pubblica. Fu inoltre deputato al Parlamento subalpino.
Vittorio Imbriani (Napoli 1840-1886) figlio di Paolo Emilio e di Carlotta Poerio, passò la sua prima giovinezza in esilio. Scrittore, storico e patriota napoletano. Saggista e poeta, insegnò letteratura italiana e tedesca all’università di Napoli. Tra le personalità più eminenti ed affascinanti della cultura italiana ed europea, della seconda metà dell’800, l’esperienza, le frequentazioni e gli studi all’estero gli conferiscono uno spiccato spirito critico ed un pensiero politico-civile di livello europeo. È stato, insieme con Niccolò Tommaseo, il più importante conoscitore della lingua italiana del XIX secolo. Scrisse centinaia di opere fra libri e opuscoli: articoli politici e letterari, saggi filosofici e di critica letteraria e d’arte, studi filologici, romanzi, racconti, poesie, studi di dialettologia e folklore (fu tra i primi raccoglitori di fiabe popolari). Giornalista e polemista vivace e instancabile, nella politica e nelle lettere (Fame usurpate, 1877), collaborò all’Italia di F. De Sanctis (1863-66), alla Patria, di cui fu direttore, alla Nuova Patria (1870-71). Nel 1872 si trasferì a Pomigliano d’Arco, dove fu eletto Sindaco per pochi mesi. La sua opera narrativa rivalutata negli ultimi decenni, si distingue nel panorama letterario del tempo per un’estrosa inventiva linguistica, non aliena da arcaismi e da contaminazioni dialettali, che corrisponde a un atteggiamento programmaticamente anticonformista. Nel 1878 si sposa con Gigia Rosnati, gentildonna milanese figlia di Eleonora Bertini con la quale Imbriani ebbe una lunga e intensa relazione, e si stabilisce a Pomigliano d’Arco. Da questa unione nacquero due figli che però morirono entrambi bambini. Nel 1884, vince la cattedra di estetica all’Università di Napoli, ma il suo stato di salute non gli consentirà d’iniziare le lezioni. Muore il 1° gennaio 1886 a Pomigliano d’Arco. Si occuparono di Imbriani, contribuendo a diffondere e mantenere la conoscenza di questo autore, Benedetto Croce, Gino Doria, Nunzio Coppola, Alda e Elena Croce.
Altri titoli di Vittorio Imbriani:
Imbriani. Lettera a Giuseppe Pitrè.
Sette novellette ripubblicate da Vittorio Imbriani