Descrizione
Nicola Maldacea (Napoli, 29 ottobre 1870 – Roma, 5 marzo 1945) Attore, comico e cantautore italiano. Dotato di una voce robusta, esordì come canzonettista esibendosi nei locali della provincia del capoluogo campano, fino alla scrittura per le compagnie teatrali di Eduardo Scarpetta e Gennaro Pantalena, con le quali ebbe modo di farsi conoscere e approdare al Salone Margherita. Lo stile recitativo adottato durante l’esecuzione dei brani fece sì che M. ne fornisse un’interpretazione satirica adatta alla caricatura dei personaggi trattati: nacquero così le macchiette, che Maldacea stesso così descrisse: «Come un disegnatore, mi ripromettevo di dare al pubblico un’impressione immediata schizzando il tipo, segnandolo rapidamente, rendendone i tratti salienti. Da ciò l’origine della parola macchietta, che è propria dell’arte figurativa: schizzo frettoloso, che renda con poche pennellate un luogo o una persona in modo da darne un’impressione efficace con la massima spontaneità caricaturale». Nel periodo precedente la prima guerra mondiale furoreggiò nei teatri napoletani, divenendo uno degli attori più famosi della città. Tra i tipi più famosi da lui interpretati figurano “Il Conte Flick”, “‘O jettatore”, “il Superuomo”, “‘O Rusecatore”, “l’Elegante”: musicate da Vincenzo Valente e Salvatore Gambardella, le macchiette avevano tra gli autori nomi come Salvatore Di Giacomo, Trilussa, Rocco Galdieri e altri, che scrissero, spesso senza firmarsi, appositamente per Maldacea. Si produsse anche nel cinema, quasi sempre in parti da caratterista. Dal 1936 al 1944 partecipò a circa 60 pellicole. Una sua biografia è stata pubblicata nel volume del giornalista napoletano Andrea Jelardi In scena en travesti, Edizioni Libreria Croce, Roma 2009, con prefazione della critica Vittoria Ottolenghi che scrive di lui:«Non c’è dubbio che Nicola Maldacea sia stato uno dei più grandi interpreti en travesti dello spettacolo italiano poiché nelle macchiette in cui vestiva abiti femminili riusciva a rendere alla perfezione il personaggio, dandone non solo una caratterizzazione esteriore, ma soprattutto un’interpretazione psicologica e caratteriale. Di questa sua vocazione – straordinaria e di grande modernità per l’epoca in cui visse – avrei voluto si trattasse ampiamente nell’Enciclopedia dello Spettacolo, ma all’epoca in cui io stessa collaborai alla realizzazione di tale monumentale opera, del grande artista si ricordavano solo in pochi e fu oltremodo difficile sia approfondire l’argomento che reperire le relative immagini».