Descrizione
Procedura di espropriazione del monumentale Palazzo Filomarino ubicato a Napoli, in via Trinità Maggiore 6 (oggi via Benedetto Croce, 12), lungo il decumano inferiore. Il tutto ebbe origine il 21 marzo 1821, con un atto di pignoramento dell’intero immobile a istanza del creditore Carlo Filomarino contro il proprietario Giacomo Filomarino Principe della Rocca (Napoli 1773-1840) debitore. L’atto fu respinto dal Conservatore delle ipoteche, in quanto gli immobili erano già stati precedentemente pignorati in data 9-6-1810; 1-10-1812; 21-9-1819. Pertanto, il creditore chiese surroga e riunione dei pignoramenti. Il 10-8-1821 la I Camera del Tribunale civile di Napoli – in grado di contumacia – sentenziò che l’espropriazione fosse proseguita dal primo pignorante Cavalier Carlo Filomarino. Sentenza confermata dalla I Camera della Corte Civile il 7-6-1822. Con sentenza del 11-3-1823, il Tribunale nominò i periti per la relativa valutazione. Il lavoro peritale si bloccò quasi immediatamente in quanto, Rosa Cattaneo della Volta Principessa della Rocca, moglie del debitore, in virtù della separazione dei beni, con intervento in causa chiese di escludere dalla valutazione l’appartamento di cui era esclusiva proprietaria in forza de’ capitoli matrimoniali. Il 28-5-1823 morì il creditore Carlo Filomarino. Il giudizio fu proseguito da Giovan Battista Filomarino Duca di Perdifumo, nella qualità di cessionario di Michele Manfredonia, a sua volta donatario del de cujus cavaliere Carlo Filomarino, creditore espropriante. In data 27-08-1827 (atto registrato il 5-12-1827), il Tribunale, nello stabilire la prosecuzione del giudizio, rigettando le tesi della Principessa della Rocca, sentenziò di giungere a una doppia perizia per la valutazione, la prima sull’intero palazzo, la seconda escludendo l’appartamento della Principessa Della Rocca. Intanto il Duca di Perdifumo cedette il credito all’Avv. Giuseppe di Stefano, che divenne il creditore espropriante. La procedura fissò l’udienza per la vendita all’incanto il 15/01/1829. Il totale complessivo della base d’asta era di 50.534,48 ducati. Nella prima metà dell’Ottocento la famiglia dei Filomarino della Rocca si estinse con il principe Giacomo. Alla sua morte, avvenuta nel 1840, il palazzo era già stato diviso fra diversi proprietari. Possiamo ritenere che anche gli atti qui riportati abbiano senza dubbio contribuito all’estinzione del blasone. Successivamente Benedetto Croce acquistò il secondo piano di Palazzo Filomarino e nel 1946 fondò l’Istituto Italiano per gli Studi Storici. Oggi Palazzo Filomarino oltre ad accogliere il pregistoso Istituto è anche sede della Fondazione Biblioteca Benedetto Croce.
I protagonisti. Debitore: Don Giacomo Filomarino, Principe della Rocca (Napoli 1/3/1773 – 21/3/1840), 11° Principe della Rocca d’Aspro, 10° Duca di Perdifumo, 11° Conte di Castello, 6° Principe di Triggiano (refutato alla Corona napoletana nel 1838), Principe di Mesagne, Principe di Bitetto, 11° Marchese di Capurso, Marchese di Ceglie, Marchese di San Chirico, Marchese di Paupisi, Barone di Finocchieto e Grande di Spagna di prima classe dal 1820, Patrizio Napoletano. Coniugato il 7/6/1811 con Rosa Cattaneo della Volta, Principessa della Rocca (Palermo 19/3/1788-Montescaglioso 13/9/1846) 6a Marchesa di Montescaglioso, figlia ed erede del Marchese Ferdinando e di Donna Rosalia di Napoli Barrese dei Principi di Resuttano. Creditori: Carlo Filomarino (Napoli 3/11/1751-Portici 28/5/1823). In seguito, Giovanni Battista Filomarino, Duca di Perdifumo (Napoli 18/10/1799-5/3/1840). Avv. Giuseppe di Stefano.